Analisi

Il Mediterraneo: quando il rumore mette in pericolo la fauna marina

il rumore mette in pericolo la fauna marina
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I rumori di natura umana costituiscono un pericolo per la fauna marina e per la salvaguardia delle specie minacciate, in particolare dei cetacei. I ricercatori cercano di saperne di più riguardo l’inquinamento sonoro e gli effetti sulla fauna al fine di proporre delle soluzioni e migliorare la legislazione.

Barche, turbine eoliche, studi sismici, trivellazioni, utilizzo di esplosivi, sonar…Sono numerosi i suoni che si propagano sotto l’acqua e arrivano molto lontano. Le fonti più comuni, come il traffico marittimo, si percepiscono di continuo.

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Questo inquinamento invisibile e soprattutto quasi impercettibile per l’uomo ha fatto credere per molto tempo che non rappresentasse una minaccia per la fauna. Ma l’arenamento di 12 mesoplodonti sulle coste greche il 12 maggio 1996 mette in discussione questa convinzione. Gli scienziati individuano il colpevole: un’esercitazione della marina della NATO con un potente sonar, condotta il giorno prima nel Mediterraneo. Questo arenamento conduce i ricercatori a focalizzare la loro attenzione sui cetacei, vale a dire circa 80 specie.

Impatti sulla fauna marina

Nei cetacei, le reazioni ai rumori differiscono a seconda della specie, dell’esemplare, dell’età, del sesso e del suo stato. Essi provocano disturbi di comportamento, l’evasione o l’abbandono di alcuni habitat, lesioni e danni all’udito o ad altri tessuti, una riduzione delle capacità riproduttive e un aumento della suscettibilità alle malattie. Questo stress indotto dall’inquinamento acustico può anche portare alla morte diretta di alcuni animali causando, in particolare, incidenti subacquei. Per esempio, i mesoplodonti, che sono molto sensibili ai rumori emessi dai sonar militari o cercatori di mine, fuggono in superficie senza alcuna pausa di decompressione morendo per un’embolia letale.

Ma i cetacei non sono i soli ad essere colpiti…

Da una decina d’anni, sono stati riscontrati effetti anche sugli invertebrati, dai gamberetti, ai polpi, alle meduse. Seppur privi del senso uditivo, mantengono il loro equilibrio con organi sensibili alla pressione dell’acqua. Così come per i cetacei e i pesci, l’impatto è, quindi, potenzialmente mortale. Il rombo delle navi implica altre conseguenze: disturba le comunicazioni degli animali.
Per gli scienziati, una delle sfide ora è quella di stabilire uno stato di salute completo della fauna sottomarina esposta a questo tipo di inquinamento.

Gestione, salvaguardia e legislazione

Numerose ricerche condotte mirano a elaborare una “carta d’identità sonora” delle specie al fine di stabilire una diagnosi, a tracciare in tempo reale disturbi acustici legati al traffico marittimo al fine di aumentare la protezione e lo stato di salvaguardia delle specie marine mediterranee. Quindi, grazie al progetto quietMed sono state realizzate una mappa di previsione del rumore e dei suoi effetti, nonché una boa acustica intelligente in grado di captare e identificare in tempo reale alcune specie. Questo strumento può anche avvisare le navi affinché cambino rotta ed evitino uno scontro con un animale.

L’ACCOBAMS sta portando avanti numerose iniziative per l’implementazione di un programma di monitoraggio del rumore sottomarino a livello del bacino, la proposta di risoluzioni volte a bilanciare le attività dell’uomo in mare e la salvaguardia dei cetacei o ancora la realizzazione di una “Guida sulle misure di attenuazione del rumore sottomarino” per aiutare le industrie ad attuare misure di attenuazione del rumore.