Perché la capitale del profumo francese vuole far valorizzare i produttori di piante da profumo?
Un’indicazione geografica che riconosce la produzione e la trasformazione di piante da profumo come patrimonio di Grasse? Questo potrebbe essere presto il caso. L’INPI (in francese: l’Institut national de la propriété industrielle) sta esaminando la richiesta e, in seguito a un’indagine pubblica che si terrà fino a fine agosto, dovrebbe raggiungere un verdetto a settembre.
Valorizzare la città di Grasse, il suo patrimonio e la sua storia nella produzione di piante da profumo. Questa è la posta in gioco della richiesta di Indicazione Geografica presentata all’INPI, da un’idea dell’associazione “Fleurs d’exception du Pays de Grasse”, al fine di riconoscere “l’Absolue”, un’essenza estratta e utilizzata nei profumi, negli aromi e nei cosmetici. I prodotti che saranno allora certificati IG di Grasse dovranno soddisfare due criteri: essere ottenuti da piante coltivate e poi trasformate in una zona definita. Al fine di delimitare questa zona, Armelle Janody, presidente dell’associazione, ha condotto ricerche storiche sulla cultura delle piante da profumo: “Va da Vence a Fayence e comprende i villaggi a sud delle Alpi dell’Alta Provenza, ma comprende anche due produttori di piante da profumo a Carnoules e Puget-Ville che hanno contratti storici con gli industriali di Grasse”. Questi industriali hanno tutti sede nella piccola regione di Grasse, culla storica della filiera dal XVIII secolo. La rosa centifolia, il gelsomino, la mimosa, la lavanda… in totale una trentina di piante di qualità sono incluse nella richiesta di certificazione.
Varie difficoltà dagli anni ’50
Questo riconoscimento arriva due anni dopo l’iscrizione alla lista del patrimonio immateriale dell’UNESCO e riconosce così il lavoro degli agricoltori nella produzione di piante da profumo e quello degli industriali che trasformano quest’ultime in profumi. Questo è sufficiente a rivitalizzare questo settore, caduto nell’oblio dopo la seconda guerra mondiale. Armelle Janodi racconta: “E’ stata molto dura per la produzione di piante da profumo a partire dagli anni ‘50 con l’arrivo di materiale sintetico, il prezzo dei terreni agricoli che è aumentato e l’arrivo della concorrenza estera”.
Trovare delle soluzioni per proteggere i produttori di piante da profumo
Un contesto economico che spinge allora i produttori a diversificarsi. Ma nel 2006, Carole Biancalana e Sebastien Rodriguez, agricoltori, si rifiutano di veder fallire la loro attività e creano così l’associazione “Fleurs d’exception di Grasse”. “La nostra missione è quella di riflettere su come rivalorizzare il prodotto di Grasse e trovare delle soluzioni per proteggere i produttori di piante da profumo”. Per questo, l’associazione si è lanciata in diverse missioni, come la classificazione all’UNESCO, il marchio di Indicazione Geografica, ma anche per rappresentare i produttori alle grandi fiere, e accompagnare i nuovi responsabili dei progetti. E anche se rimane della strada da fare, Armelle Janody sembra essere fiduciosa: “Abbiamo fatto ottimi progressi, la richiesta di piante da profumo è aumentata, abbiamo visto un ritorno di interesse da parte di aziende di prodotti finiti come LVMH e abbiamo formato una ventina di produttori che sono stati in grado di stabilirsi”.
Garantire la durata di un know-how eccezionale
E con l’eventuale approvazione dell’Indicazione Geografica, l’intero settore dovrebbe godere dei suoi effetti. “E’ un approccio degli agricoltori per etichettare un processo utilizzato dagli industriali, quello dei trasformatori. È un obiettivo collettivo, per i produttori ma anche per l’intero settore e per l’intera regione, con il sostegno delle autorità pubbliche locali”. Cecile Mul, presidente del gruppo Mul, che possiede in particolare due società di trasformazione che sono Jean Gazignaire e Sotraflor, conferma: “In qualità di industriale, questo ci permetterà di mettere in evidenza le nostre origini. È un modo per rispondere alle domande dei consumatori e per promuovere il patrimonio della regione, che ha una storia molto importante nella produzione e nella trasformazione”. E per rispondere a una richiesta di sempre maggiore trasparenza, tracciabilità e localizzazione. Cécile Mul continua: l’obiettivo oggi è quello di prendere in carico l’intera catena, anche le cosiddette professioni “ombra”. Speriamo di valorizzare i posti di lavoro agricoli, ma anche tutti quelli che gravitano intorno ad essi, come i vetrai, i produttori di caldaie, ecc. “E quindi garantire la durata di un settore e di un know-how eccezionale.