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Courchevel, la pista da sci dei milionari, si prepara a un Natale diverso dal solito

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Courchevel

Il comprensorio sciistico numero uno per gli amanti dello sci nel Principato è la meta invernale preferita di molti monegaschi e residenti, come Charles Leclerc per esempio. Quest’anno, però, come nelle altre 350 stazioni sciistiche francesi, gli impianti di risalita del più grande comprensorio del mondo resteranno chiusi per il periodo di Natale.

Aperta già dal 5 dicembre, la stazione di lusso è stata la prima a istituire un centro di analisi con “un laboratorio in grado di effettuare 500 tamponi al giorno”, spiega il sindaco del comune, Jean-Yves Pachod. Purtroppo però, le misure sanitarie non sono sufficienti a garantire l’apertura degli impianti di risalita. “Un duro colpo” per Pascal de Thiersant, direttore della società che gestisce il comprensorio sciistico Les Trois Vallées. Appassionato di montagna, originario di Nizza e nipote del primo direttore della stazione sciistica di Auron, Pascal de Thiersant ammette che “gli incidenti sugli sci non seguono un andamento lineare. Ci possono sicuramente essere dei picchi, che potrebbero essere difficili da gestire se sommati al resto”.

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Courchevel è pronta ad accogliere i visitatori

Un doppio colpo, tra crisi sanitaria e Brexit

“A inizio dicembre, abbiamo stimato che, se aprissimo a metà gennaio, subiremmo un calo nell’affluenza del 55% rispetto al 2019” ha spiegato nel dettaglio. Si prospetta una stagione difficile per Courchevel, colpita su due versanti, sia dalla crisi sanitaria, sia dalla Brexit. Il problema infatti, è che in questa stazione che conta 2400 abitanti fuori stagione e forse 15 volte tanto in inverno, la clientela internazionale rappresenta più del 60%, di cui 40% inglesi, 8% russi e qualche belga.

Non credo che i nostri clienti si accontenterebbero di mangiare un panino sulle piste e poi chiudersi in camera alle 17:00

Pochissimi hotel aperti per la fine del 2020

Molti hotel della stazione, inoltre, hanno deciso di non aprire prima di gennaio, come Jean-Claude Lavorel, responsabile del Le Chabichou, del Les Suites de la Potinière e del Grand Hotel de Courchevel. “Senza ristoranti e bar è impensabile poter aprire. Non credo che i nostri clienti si accontenterebbero di mangiare un panino sulle piste e poi chiudersi in camera alle 17:00”.

Il nostro obiettivo è restare aperti il più possibile, magari fino a fine aprile

Inoltre, prevedere l’apertura dei suoi tre hotel, comporta una somma enorme di stipendi che inizialmente ha dovuto assumersi, su consiglio del ministro del lavoro, per poi concedere ai dipendenti un orario ridotto con disoccupazione parziale. “Parliamo, in totale, di 200 dipendenti”, dichiara. Ciononostante, l’amministratore delegato del gruppo Lavorel non si è dato per vinto: “Siamo pronti per il 20 gennaio. Se la chiusura dei ristoranti viene prolungata, forse dovremo rivedere i nostri piani. Ma l’obiettivo, per recuperare la stagione, è di restare aperti il più possibile, magari fino a fine aprile”.

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Verso un turismo 4 stagioni?

Consapevoli che l’ecosistema della montagna si basa principalmente sullo sci alpino, i professionisti del settore hanno guardato alla crisi come a una possibilità per potersi reinventare e accelerare la transizione verso un turismo 4 stagioni, come spiega Pascal de Thiersant: “Quest’estate, a Courchevel, c’è stata una bella affluenza di visitatori venuti a scoprire le montagne fuori stagione. Il nuovo itinerario del Col de la Loze (2304 m), punto saliente del Tour de France 2020, ha avuto già un successo incredibile. Ciononostante, a Courchevel non ci sono ancora abbastanza hotel e ristoranti aperti per poter accontentare i gusti di tutti”. Siamo certi che, in futuro, saranno sempre di più gli hotel e i ristoranti che scommetteranno anche sulla stagione estiva. Traduzione a cura di Valentina Alia