Analisi

La crisi sanitaria mette a rischio la salute mentale: ansia e depressione in aumento

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Dall’inizio della pandemia, sono state adottate alcune misure restrittive per contenere i contagi della SARS-Cov 2 e proteggere la popolazione. Isolamento, lockdown, quarantena, chiusura dei negozi e dei luoghi pubblici, tante decisioni inedite che avranno ripercussioni ancora incerte. Il disagio è sempre più grande ed è talmente evidente che i medici hanno lanciato un grido d’allarme: la crisi sanitaria avrà delle conseguenze psicologiche gravi.

Nel mese di ottobre, il Giappone ha registrato 2.153 suicidi, un numero che supera quello delle vittime della Covid-19 nel paese in tutto il 2020. Anche se nazione ha un tasso di suicidi già molto elevato in generale, la pandemia e le misure di contenimento hanno contribuito a esasperare i numeri. Secondo il professor Michiko Ueda, dell’università Waseda di Tokyo, che ha effettuato diverse ricerche a riguardo, anche altri paesi potrebbero ritrovarsi nelle stesse condizioni.

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I medici lanciano un’allerta

Da diverse settimane, psichiatri e psicanalisti cercano di mettere in allerta la pubblica amministrazione sull’aumento preoccupante di disturbi psicologici gravi tra la popolazione francese. Il tasso di depressione è passato dall’11% di settembre al 21% di novembre, come ha dichiarato il Direttore generale della Salute, Jérôme Salomon. Il secondo lockdown ha sicuramente aggravato la situazione.

Lo psichiatra Serge Hefez ha riscontrato che il 20% dei francesi comincia ad affidarsi alla psichiatria. Nonostante ciò, i professionisti invitano il governo ad agire rapidamente, proponendo azioni concrete, come le campagne di informazione e di sensibilizzazione.

Supporto e sostegno

Nonostante tutto, da qualche mese sono state attivate diverse forme di supporto psicologico. A Monaco, per esempio, il call center dedicato alla Covid-19 dispone di una piattaforma telefonica accessibile tutti i giorni dall 10:00 alle 20:00. “Su questa piattaforma, dei professionisti esperti saranno in ascolto e daranno dei consigli sul modo migliore per affrontare questo periodo di pandemia, dal punto di vista personale ed emotivo” ha sottolineato il governo monegasco.

Il Centro Ospedaliero Sainte Marie, a Nizza, fin dall’inizio della crisi sanitaria ha aperto un centro di accoglienza per assistere le persone che soffrono di problemi psicologici. “È un periodo molto difficile che genera maggiore stress psicologico. Abbiamo riscontrato infatti un’affluenza di persone che non avevano mai consultato uno psicologo prima”, spiega la Dott.ssa Anne-Laure Côte, psichiatra del reparto di psichiatria generale del Centro di Sainte-Marie.

Il consulto è gratuito, così da poter assistere le categorie più deboli, anche se i pazienti visitati sono di ogni ceto sociale e di tutte le età. “Maggiore è la durata della crisi e più notiamo la comparsa di sintomi di ansia, depressione o insonnia. Durante il primo lockdown, pensavamo che sarebbe finito tutto molto presto, ma non è stato così”, precisa la Dottoressa Giugiario-Gorla, caporeparto di psichiatria al Centro di Sainte-Marie.

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I primi segni delle patologie

Il livello di intensità e di gravità può variare a seconda dei pazienti, ma certi sintomi sono ricorrenti, come l’irritabilità, l’ansia o nessuna voglia di socializzare. Per altri, invece, l’analisi è a volte più preoccupante: “Una persona può riscontrare dei sintomi senza avere ancora la malattia, questo richiede un sostegno psicologico per aiutare il paziente a progredire e migliorare. Altri sono già in una fase di scompenso psichiatrico e necessitano di una cura farmacologica”, precisa la dottoressa.

Nonostante la diffusione di informazioni, molte persone non si sentono toccate da queste problematiche, e questo può comportare un rifiuto nel consultare un professionista. Tuttavia, la diagnosi è più efficace se effettuata alla comparsa dei primi sintomi, quindi non bisogna avere paura di chiedere aiuto.

“Visto lo stato d’animo delle persone oggi, basta chiedersi se sia il caso di consultare uno psicologo per capire che ne abbiamo bisogno”, conclude la Dottoressa Anne-Laure Côte.