Lo smartworking è davvero il paradiso dei cyber criminali?
Per contenere la diffusione del coronavirus, il Governo monegasco, come quello francese, ha chiesto a gran parte delle aziende di optare per lo smart working. Una decisione presa in fretta che ha avuto un effetto collaterale: l’aumento del cyber crime.
Non ancora sdoganato prima della crisi sanitaria, il concetto di smart working è diventato molto comune a Monaco a metà marzo, con l’inizio del primo lockdown, in cui abbiamo assistito a un’esplosione del numero dei telelavoratori. Prima, questo metodo di lavoro era poco apprezzato dalle aziende, che sono state prese alla sprovvista. I cyber criminali, così, ne hanno approfittato per sfruttare i nuovi punti deboli, come spiega il direttore dell’Agenzia Monegasca della Sicurezza Digitale (AMSN), Dominique Riban. “Abbiamo dovuto reagire in fretta a questa situazione inedita. È stato fatto tutto d’urgenza, ed è vero, ha aperto alcuni canali di attacco”.
I punti di vulnerabilità sono stati attaccati con una frequenza maggiore del 50%
Gli attacchi sono aumentati…
Tra marzo e luglio, l’AMSN ha registrato un netto aumento degli attacchi. “I punti di vulnerabilità sono stati attaccati con una frequenza maggiore del 50%”, afferma Dominique Riban. “Gli attacchi più frequenti sono state le e-mail di scam con allegati pericolosi. Per fortuna, abbiamo attivato dei sistemi che consentono di individuare le minacce, di comprenderle e di eliminarle e, ove necessario, di riparare i sistemi danneggiati”.
…ma le aziende hanno subito risposto
Ma cosa ha comportato realmente per le aziende? Monaco Digital, per esempio, ha dovuto adattarsi a questa nuova situazione. Secondo Françoise Milatos, vicedirettore generale, non tutti i mali vengono per nuocere: “Le videoconferenze sono diventate la norma e abbiamo messo a disposizione gli strumenti di collaborazione digitali, così da lavorare insieme ma a distanza. Abbiamo quindi realizzato diverse campagne di sensibilizzazione, simulando anche falsi attacchi per valutare il modo in cui i nostri collaboratori avrebbero potuto reagire. Seguiamo anche i nostri clienti e li abbiamo informati sulle misure di sicurezza da adottare. Anche se è stato difficile da organizzare, le conoscenze che i nostri collaboratori hanno acquisito in questo periodo le conserveranno nel tempo”.
Ci scambieremo tantissime informazioni sulla problematica della sicurezza informatica
Un’alleanza che punta al futuro
Lo scorso ottobre, è stato firmato un accordo tra l’AMSN e l’Agenzia Nazionale della Sicurezza dei Sistemi informatici (ANSSI) francese. Una buona notizia, secondo Dominique Riban, che permette al Principato “di affidarsi all’esperienza, ai materiali e all’analisi tecnica della Francia. Ci scambieremo tantissime informazioni sulla problematica della sicurezza informatica e potremo attuare nuove normative più in fretta. In caso di grave crisi, questo accordo permette ai nostri paesi di aiutarsi a vicenda. Fino a oggi, anche se alcuni potrebbero avere sentito il contrario, nessun attacco è riuscito a superare le nostre misure di sicurezza e ne andiamo molto orgogliosi”. Traduzione a cura di Valentina Alia