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Le case d’asta di Monaco e il Covid-19, cosa è cambiato?

Auctions-Monaco
Manuel Vitali

L’industria del lusso, così come i suoi clienti miliardari, non è stata particolarmente colpita dal coronavirus. A Monaco, il settore dei mega-yacht è in piena espansione e il mercato immobiliare del paese, famoso per i prezzi alle stelle, non è mai stato così stabile. Tuttavia, per le case d’asta di Monaco la storia ha qualche sfumatura in più.

“Alle aste di luglio hanno partecipato 57 nazionalità diverse”, ci racconta Louise Gréther, direttrice della casa d’aste Artcurial Monaco. “I nostri clienti sono perlopiù internazionali; non abbiamo mai contato solamente su Monaco”. Prima dell’arrivo del Covid-19, le case d’asta, che sia a Monaco che altrove si rivolgono quasi esclusivamente al mercato globale, contavano già sulle vendite online.

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Tuttavia, questa modalità ha dei limiti. Il primo è legato alla difficoltà di valutare attraverso uno schermo gli oggetti da acquistare, specialmente quelli più costosi. Elena Efremova di Hermitage Fine Art, una casa d’aste di Monte-Carlo, sembra aver trovato il modo di aggirare l’ostacolo: “Adesso facciamo delle video chiamate e inviamo materiale aggiuntivo, ma, ovviamente, è sempre meglio che i clienti vedano gli articoli di persona”.

Quest’ultima affermazione è valida soprattutto per Artcurial Monaco, specializzata nella vendita di borse, gioielli, orologi e automobili di lusso. “Non possiamo fare le aste online per gli articoli messi all’asta a Monaco. Le persone devono vedere gli oggetti di presenza, devono provarli”, spiega Louise Gréther. Finora, la casa d’aste francese, che a Monaco ospita due vendite annuali, è riuscita a rimanere indenne: sia l’asta invernale che quella estiva sono avvenute in presenza.

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Partecipazione alle stelle durante l’estate

La prima asta post-lockdown di Artcurial, tenutasi a Monaco a luglio, è stata un vero successo. “Abbiamo notato un forte interesse nelle aste fisiche. Per la vendita di automobili abbiamo dovuto addirittura rifiutare le persone. È stata una delle nostre aste di maggior successo”. I 53 lotti dell’asta automobilistica di Artcurial sono stati venduti per oltre 7 milioni di euro, tra cui una Mercedes 300 SL Papillon del 1955 che è stata aggiudicata per 1,416,000 milioni.

Mercedez-Benz 1955
1955 Mercedes 300 SL Papillon © Artcurial

Il successo estivo di Artcurial è in linea con la tendenza del dopo lockdown che ha visto un picco di interesse per le vendite all’asta durante l’estate. A Monaco, Elena Efremova ha affermato che l’effetto è durato fino all’autunno: “C’è stata molta affluenza nell’asta di ottobre, soprattutto di persone del posto, che è una cosa inusuale”.

Il Covid-19 ha spinto le persone a mettere all’asta più opere d’arte?

Sorprendentemente, entrambe le case d’asta hanno riportato un aumento nelle richieste di conto vendita. I tempi di crisi e il conseguente calo dei prezzi non sono proprio l’ideale per pensare di vendere opere d’arte di un certo valore. Secondo Artnet, nei primi sei mesi del 2020, il numero di opere presentate per la vendita è calato di un terzo.

© Artnet

“Abbiamo sicuramente notato un aumento delle richieste di valutazione”, afferma Louise Gréther. Tuttavia, il direttore della casa d’aste crede che questo incremento sia dovuto alle pulizie di primavera più approfondite a cui il lockdown ci ha costretto. “Le persone stanno ripensando il modo in cui vivono. Forse hanno realizzato che avere una splendida collezione di gioielli chiusa in cassaforte da dieci anni non aveva più senso”.

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Abitudini che cambiano

Non tutta l’arte è uguale durante una pandemia. “C’è un’attenzione particolare verso quegli articoli che manterranno valore e che hanno avuto degli ottimi trascorsi nel mercato secondario”, spiega Louise Gréther. “Abbiamo visto che hanno suscitato nuovo interesse gli Old Masters, così come i Cartier e i Rolex”.

Elena Efremova concorda: “A prescindere da cosa succede alle valute, l’arte è stata sempre un investimento alternativo. I prezzi calano, ma gli articoli più particolari saranno sempre richiesti, cosa che non succede con gli oggetti più comuni”.

Per quanto riguarda il futuro dell’industria, Louise Gréther si augura una sola cosa: “L’emozione della sala d’asta è sacrosanta. Spero riusciremo a preservarla”.