Profumerie e produttori di fragranze: l’impatto della pandemia sulla terra dei profumi
Mentre le profumerie si sono ritrovate ad affrontare le conseguenze della pandemia, i produttori di fragranze non avrebbero potuto essere più fortunati.
Lasciate fuori dal fondo di sostegno al turismo del governo francese, le storiche profumerie di Grasse hanno dovuto attendere fino a novembre, e confidare nell’aiuto del Presidente del comitato del turismo della Costa Azzurra e del sindaco di Grasse, per essere considerate come attività legate al turismo con un savoir-faire unico nel suo genere. Solo allora, hanno potuto finalmente avere accesso ai fondi stanziati per combattere la crisi causata dal Covid-19.
Le profumerie in difficoltà
Le profumerie di Grasse, infatti, hanno dovuto combattere contro la pandemia e i suoi strascichi già da marzo. Il settore, che conta sulla clientela straniera per il 70% delle vendite, ha vissuto un anno difficile, tra lockdown e restrizioni di viaggio che hanno svuotato i negozi dai clienti internazionali con un elevato potere di acquisto.
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Ma c’è di più. Gli aeroporti ormai vuoti si sono visti costretti a chiudere i duty free, come spiega Julien Maubert, direttore del reparto materie prime di Robertet: “In Francia, il settore della profumeria è legato anche al settore del travel retail [vendita al dettaglio in aeroporti e stazioni] che ha subito una battuta d’arresto e che sta avendo problemi a ripartire a causa del numero di voli in continuo calo”.
Una storia diversa per i produttori di fragranze
I produttori di fragranze di Grasse, tuttavia, hanno un’altra storia da raccontare. Robertet, che produce materie prime, a giugno 2020 aveva subito un calo del fatturato pari al 4%. “Non tutti i settori a cui vendiamo sono stati colpiti allo stesso modo dalla pandemia, il che ci ha chiaramente aiutato a contenere i danni”.
Tutto quello che contiene un aroma si conserva
Mentre l’alta profumeria è stata colpita duramente, i produttori di fragranze hanno avuto un altro destino. Dato che si rivolgono anche ad altri settori, come quello dei prodotti per l’igiene e per la casa e quello degli aromi alimentari, sono riusciti a diversificare e a non subire troppe perdite. Julien Mauber, non ha perso il senso dell’umorismo e scherza con un gioco di parole: “Tutto quello che contiene un aroma si conserva”.
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Così, i 900 dipendenti di Robertet, di cui metà alla produzione, hanno potuto continuare a lavorare. “Complessivamente, è un settore resiliente”, afferma Julien Maubert. “Abbiamo perso una parte del nostro fatturato, certo, ma non ci lamentiamo. Siamo tra quelli più fortunati. Siamo riusciti ad attraversa la crisi in condizioni abbastanza buone”.
I concetti chiave? Resilienza e adattamento
Come tutti gli altri settori, anche l’industria del profumo ha dovuto adattarsi al Covid-19, ma questa volta in modo davvero pratico. “Siamo stati autorizzati dal Governo francese a produrre disinfettante per le mani”, spiega Philippe Massé, presidente di Prodarom, il sindacato nazionale francese dei produttori di prodotti aromatici con sede a Grasse. Grazie a questo riadattamento, il fatturato dei membri di Prodarom è calato solo del 2,5% nei primi nove mesi del 2020.
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Tuttavia, queste percentuali non sono le stesse tra i diversi membri del sindacato. Philippe Massé, lamenta anche l’assenza di studenti stranieri alla ASFO, la scuola di profumo di Grasse. Ma, ancora una volta, la città e i suoi attori economici sono stati in grado di adattarsi: la scuola, che insegna agli studenti materie come chimica, profumeria, fragranza e cosmetica, adesso è completamente online.
Traduzione a cura di Valentina Alia