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Dal polpo al caffè: la meravigliosa arte minimalista di Zoia Skoropadenko

Zoia Skoropadenko
Zoia Skoropadenko

Dalle accuse di spionaggio per conto degli Stati Uniti, al lavoro come traduttrice per l’Interpol, la vita dell’artista Zoia Skoropadenko, residente a Monaco, è un susseguirsi di aneddoti coloriti. La sua arte, tuttavia, è un inno alla semplicità, che reinterpreta soggetti senza tempo e temi della nostra vita quotidiana.

Zoia Skoropadenko nasce a Kryvyi Rih, una città industriale dell’Ucraina, e si innamora dell’arte fin da bambina, grazie ad alcuni amici della madre che si recavano spesso nella casa in cui è cresciuta per dipingere. Tuttavia, nonostante abbia frequentato una scuola a indirizzo artistico sia da bambina che da adolescente, non aveva mai preso in considerazione una carriera d’artista.

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In un paese in cui non ci sono abbastanza patate da mangiare, fare l’artista non è considerata un’opzione

“In un paese in cui non ci sono abbastanza patate da mangiare, fare l’artista non è considerata un’opzione”, afferma divertita. “I miei genitori mi dissero che avrei dovuto studiare giornalismo, perché i giornali si sarebbero sempre venduti”. E così è stato. L’artista infatti comincia un percorso di studi in giornalismo internazionale.

Pensano ancora che io sia una spia, ma adesso che l’Ucraina è sotto il controllo dell’America fanno molta attenzione a quello che dicono

Prima che possa portarlo a termine, però, viene buttata fuori dall’Università di Lvov, con un’accusa di sospetto spionaggio per conto della CIA. “In realtà pensano ancora che io sia una spia, ma adesso che l’Ucraina è sotto il controllo dell’America fanno molta attenzione a quello che dicono”. Ad accusarla fu uno dei suoi professori, un ex agente del KGB. “Aveva dei sospetti perché ero l’editore del giornale degli studenti ed ero molto attiva all’università”, spiega Skoropadenko. “Conoscevo anche molto bene l’inglese, cosa che in Ucraina è molto rara”.

I primi passi a Monaco

Quando Zoia Skoropadenko arriva a Monaco, non è di certo alla ricerca di una carriera nel mondo dell’arte. Ma sarà proprio sulla Costa Azzurra che la sua vita prenderà una svolta inaspettata. Dopo essere stata cacciata dall’Università, Zoia trova un lavoro come responsabile comunicazione nel Principato. A Monaco, la futura artista lavora anche come traduttrice freelance per l’Interpol. “Ho così tante storie di quando lavoravo con l’Interpol. Ho anche tradotto durante gli interrogatori della banda Pantera Rosa a Monaco”.

In questo periodo, Zoia Skoropadenko non smette mai di disegnare. Finché un giorno, spinta dai suoi amici, decide di esporre alcuni dei suoi lavori in una galleria del Principato, vendendo il suo primo quadro. “Ho deciso che sarei diventata un’artista a tempo pieno quando ho venduto il primo quadro”, racconta. “Ci è voluto parecchio tempo però. Sono passati otto anni prima di riuscire a venderne un altro”.

Zoia Skoropadenko con un polpo

La svolta

L’artista raggiunge l’attenzione internazionale con una serie chiamata Torsos. I dipinti raffiguravano dei polpi su uno sfondo nero disposti in modo da sembrare parti del corpo umano, ricordando i disegni anatomici del periodo rinascimentale e i busti rinvenuti nell’antica Grecia. “Ero un’artista piuttosto affamata all’epoca. È successo subito dopo la crisi del 2007 e avevo perso la maggior parte delle mie entrate”, ricorda l’artista. Un pescatore del posto le diede 3 polpi da mangiare, ma invece Zoia li dipinse.

Quando osservi l’arte, ti rendi conto che non è cambiato nulla negli ultimi 3.000 anni

La serie le ha assicurato una mostra a Londra che lanciò la sua carriera a livello internazionale: l’editor della rivista d’arte Creative Review, dopo aver visto la mostra, nel numero successivo del magazine definì Zoia come la “Rivelazione dell’anno”. “Dopo l’articolo, ero dappertutto, il telefono non smetteva di suonare”. La serie Torsos è stata persino esposta presso il consiglio d’Europa, anche se poco apprezzata dai deputati che l’hanno definita “pornografia”.

Torsos © Zoia Skoropadenko

Da cosa trae ispirazione?

Zoia Skoropadenko ha un interesse particolare per le costanti: “Quando osservi l’arte, ti rendi conto che non è cambiato nulla negli ultimi 3.000 anni. Con la serie dei torsi, volevo rielaborare i soggetti più antichi della storia dell’arte”.

La gente va al museo per ammirare dipinti che gli sono familiari. Vuole vedere cose semplici, cose emozionanti

Coglie l’occasione per parlarci anche del suo lavoro più recente, una serie di nature morte chiamata New Pompei Masters. “Ho iniziato traendo ispirazione dai maestri olandesi, ma poi sono andata al museo archeologico di Napoli e ho realizzato che i pittori Romani facevano la stessa identica cosa secoli e secoli prima”.

Coffee Drinkers © Zoia Skoropadenko

L’artista non è un’amante dell’arte moderna, che definisce come “rumore”, criticando la sua necessità di raffigurare soggetti raccapriccianti. “La gente va al museo per ammirare dipinti che gli sono familiari. Vuole vedere cose semplici, cose emozionanti. I soggetti devono comunicare con le persone. Il miglior soggetto è quello più semplice e più antico”.

Coffee Drinkers © Zoia Skoropadenko

L’arte di Zoia Skoropadenko rielabora soggetti che fanno parte della vita di tutti i giorni: paesaggi, corpi, bicchieri e caraffe dipinti in colori pastello. Il cibo è un tema ricorrente. Sul biglietto da visita dell’artista è raffigurata una donna giapponese che tiene in mano una tazzina da caffè quasi impercettibile. L’opera fa parte della serie Coffee Drinkers, che raffigura, con linee appena accennate, personaggi del passato intenti a bere il caffè, dalle donne con corsetti e kimono agli uomini in frac.

© Zoia Skoropadenko

Nonostante il coronavirus, l’agenda dell’artista Ucraina è piena di progetti. Cura regolarmente una galleria di passaggio nel Palais de la Scala di Monaco e sta cercando di affittare una galleria di 300 metri quadri a Parigi per presentare un vernissage di due giorni. “Ho imparato che la vita è uno spettacolo di cui sei l’unico protagonista. Se voglio fare una mostra, devo essere io a darmi da fare. Non posso semplicemente aspettare che gli altri mi invitino”.

Traduzione a cura di Valentina Alia