La Blue economy è possibile? Intervista all’economista Nathalie Hilmi
Proteggere la natura? Secondo Nathalie Hilmi è un compito che spetta al mondo della finanza. La ricercatrice specializzata in economia ambientale, membro del Centro Scientifico di Monaco e, dal 2016, del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), ha risposto alle nostre domande.
1. La finanza può essere sostenibile?
Il mondo della finanza comincia finalmente a interessarsi alla protezione dell’ambiente e degli oceani! La sua sostenibilità si basa su una visione più etica degli investimenti finanziari, in cui si cerca di conciliare il ritorno economico e gli impatti ambientali positivi. La finanza blu sostenibile, dal canto suo, è incentrata sull’ambiente marino. Per questo settore, è essenziale investire nelle industrie impegnate nella salvaguardia dell’ambiente, anche se a volte può essere meno redditizio, specialmente all’inizio.
La sostenibilità del nostro sistema economico dipende soprattutto da quella dei nostri ecosistemi.
La società Blue Finance investe, per esempio, nelle aree marine protette, principalmente per salvaguardare le barriere coralline. In questo modo, aiuta anche le comunità locali più vulnerabili, che vengono ricompensate per proteggere a loro volta l’ambiente. Detto in parole povere: la finanza comanda il mondo. Quindi è fondamentale che questo settore si accorga che la sostenibilità del nostro sistema economico dipende soprattutto da quella dei nostri ecosistemi.
Se il Mediterraneo resta la meta turistica più frequentata al mondo, sarà sempre più minacciato dai cambiamenti climatici, soprattutto dall’erosione delle spiagge, dall’aumento delle temperature o ancora dall’innalzamento delle acque. Il livello del mar Mediterraneo è aumentato in media di 6 cm nel corso degli ultimi venti anni e ormai sale di 2,88 cm all’anno. Il fenomeno si fa sempre più rapido. Se continuiamo su questa strada, non riusciremo a raggiungere gli obiettivo prefissati nell’accordo di Parigi. Dobbiamo diminuire le nostro emissioni di CO2, altrimenti subiremo dei danni economici.
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2. È possibile dare un prezzo alla natura?
Nel nostro sistema di mercato, la natura è percepita come gratuita e abbondante. Avendo un costo pari a “zero”, pur essendo preziosa, non mi sorprende che, nel confronto con le attività umane che valorizzano l’estrazione e la distruzione di risorse naturali, si piazzi all’ultimo posto. I nostri sistemi finanziari non hanno preso in considerazione il ruolo che gioca la natura per il nostro benessere. È importante quindi dargli un prezzo, per esempio un valore calcolato in rapporto al servizio che rende all’umanità. Un po’ come uno stipendio: quando lo riceviamo, questo non rappresenta il nostro valore, ma il servizio che abbiamo reso al nostro datore di lavoro.
Secondo me, le mentalità sono già cambiate!
3. Ha notato un cambiamento di mentalità, in particolare nel mondo della finanza?
Sono ottimista per natura: secondo me, le mentalità sono già cambiate! Ho notato che le nuove generazioni sono sempre più sensibili alla protezione del pianeta e della sua biodiversità. Per loro, l’ambiente è una realtà. La finanza continuerà a restare incentrata sul profitto? Purtroppo, ci sono ancora diversi squali in questo settore, ma sono convinta che tantissimi professionisti cominciano a pensarla diversamente.