Sonia Irvine, tra Gran Premi e beneficenza
Sono ormai vent’anni che Sonia Irvine organizza a Monaco le imperdibili serate mondane Amber Lounge e le annesse aste di beneficenza. La generosa imprenditrice, sorella del celebre pilota di Formula 1 dell’Irlanda del Nord Eddie Irvine, ci svela i segreti del suo successo, i valori che hanno forgiato la sua personalità e l’evoluzione della sua carriera, dal reparto di geriatria di un ospedale londinese ai circuiti di Formula 1. ll suo mantra? Lavorare sodo e non arrendersi mai!
Negli anni ’90, suo fratello, alla guida di una Ferrari, sfrecciava a tutta velocità tra le curve monegasche, oggi, Sonia Irvine si aggira tra le strade di Monaco su una piccola Twizy elettrica. L’imprenditrice ha deciso di trasferirsi nel suo “piccolo paese”, come le piace definirlo, vent’anni fa. “Amo molto la comunità monegasca. Qui ognuno può essere se stesso”.
Uno stile di vita che le ricorda la sua infanzia, trascorsa nel piccolo comune di Conlig nel cuore della campagna nordirlandese, a est di Belstaff. “Non sono assolutamente una donna di città”, afferma, “la vita nelle grandi città non fa per me, ho bisogno di vedere il mare e la natura tutti i giorni”. A volte, tuttavia, sente la mancanza di alcuni aspetti della sua infanzia, come la simpatia degli abitanti dell’Irlanda del Nord o la tipica abitudine di “poter lasciare le chiavi della macchina sotto il tappetino”.
Le gare automobilistiche, una passione di famiglia
“Io e mio fratello abbiamo ricevuto un’educazione eccellente”, ricorda Sonia Irvine evocando il forte sentimento di libertà che ha segnato la sua giovinezza e il valore del lavoro trasmessogli dai suoi genitori: “mai aspettarsi di ricevere quello che desideriamo su un piatto d’argento”. “Abbiamo dovuto guadagnarci la nostra paghetta quasi subito, e abbiamo compreso che nessun lavoro va sminuito”.
Durante le vacanze, andavamo in camper a vedere il Gran Premio di Silverstone
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La madre faceva diversi lavoretti: vendeva verdure nei negozi e si prendeva cura degli anziani, improvvisando ottime pietanze che Sonia Irvine consegnava a domicilio. Il padre, appassionato di corse automobilistiche, aveva una concessionaria di veicoli usati.
“Durante le vacanze, andavamo in camper a vedere il Gran Premio di Silverstone, in Inghilterra: da bambini ci arrangiavamo per vedere la gara da dietro la recinzione oppure ci arrampicavamo su qualche albero. Sono ricordi meravigliosi passati in famiglia!”
Dall’NHS alla Formula 1
Laureata in fisioterapia, Sonia Irvine comincia la sua carriera in un ospedale britannico, prima a Newcastle e poi a Londra. Qui, apre la sua clinica sportiva, in parallelo all’attività di fisioterapista nel reparto di geriatria per il Servizio sanitario nazionale inglese, l’NHS. “Era una vera sfida quella di aiutare chi aveva avuto un ictus, per esempio, e fargli riscoprire le sue capacità motorie”, spiega la donna, “poter migliorare notevolmente la loro vita era davvero appagante”.
Qualche anno dopo, Sonia sbarca nel mondo delle corse di Formula 1, leitmotiv della sua infanzia, per lavorare come fisioterapista per il fratello, pilota di una monoposto. A ogni Gran Premio europeo, i genitori non perdono occasione per raggiungerli. “Non appena usciti dal circuito, andavamo nel loro camper per passare del tempo insieme davanti a una tazza di caffè”, racconta.
All’inizio degli anni 2000, la carriera di Sonia Irvine fa una curva inaspettata verso il mondo degli eventi e delle serate mondane. Immagina una festa in cui i piloti di Formula 1 possano rilassarsi e divertirsi lontano dalle telecamere e dai giornali. Con il dizionario alla mano, cerca il nome perfetto, indecisa se scegliere tra quello dell’ambra o del carbone.
L’evento è infine battezzato “Amber Lounge”. “La prima edizione mi ha lasciato un ricordo indimenticabile: mi rivedo ancora affacciata a un balcone a osservare l’incredibile fila di macchine che lasciavano gli invitati all’evento”. Ogni anno, l’Amber Lounge accoglie quasi mille persone, tra cui piloti, celebrità e membri dell’alta società.
Quando possiamo, restituiamo quello che ci è stato dato
Il sostegno alle associazioni benefiche
Nel 2006, Sonia Irvine lancia una sfilata di moda a Monaco, “per dare ai giornalisti qualcosa da fare” durante le feste dell’Amber Lounge, che fino ad allora erano completamente private. In questa occasione, vengono organizzate delle vendite all’asta annuali per raccogliere fondi e sensibilizzare il pubblico nei confronti di associazioni benefiche come la Elton John AIDS Foundation, e la sua lotta contro l’AIDS, o ancora la Race Against Dementia, fondata dall’ex pilota Jackie Stewart.
Un ricordo che, ancora oggi, commuove l’AD di Amber Lounge. Sua madre, infatti, soffre di Alzheimer da qualche anno, “una malattia di cui sappiamo ancora poco e che resta, al momento, incurabile”.
Quest’anno, Sonia Irvine spera di raccogliere una grossa somma per l’associazione britannica Caudwell Children, che assiste i bambini affetti da handicap. “Quando possiamo, restituiamo quello che ci è stato dato”, afferma l’imprenditrice.
Per partecipare alla prossima asta di beneficenza dell’Amber Lounge, visitate il sito dell’associazione benefica Caudwell Children.
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