Intervista a Denis Allemand, direttore del Centro Scientifico di Monaco da 20 anni
Nel mese di ottobre, Denis Allemand festeggerà un anniversario importante: 20 anni alla direzione del Centro Scientifico di Monaco. Scopriamo insieme una carriera mossa dalla passione e dalla curiosità.
Ci siamo incontrati nel suo ufficio al Centro Scientifico di Monaco (CSM). Maniche della camicia arrotolate, capelli brizzolati e un’incredibile capacità oratoria, calmo, attento e umile allo stesso tempo. Il suo collega del CSM lo descrive come “un pellegrino che predica conoscenza”, alludendo ai luoghi dimenticati in cui Denis ha tenuto conferenze, davanti ad appena una manciata di persone. Un vero appassionato, spinto da una sete di conoscenza senza fine e da una voglia irrefrenabile di condividere le sue scoperte.
Denis Allemand è colui che si cela dietro l’attuale prestigio de Centro Scientifico di Monaco. Tuttavia, vista la formazione da fisiologo, “non marino, ma umano” come ci tiene a sottolineare, la direzione ventennale del CSM non sembrava scritta nel suo destino.
Qui era ancora tutto da fare, siamo partiti da zero, è stato magnifico
Il corallo, i pinguini e il DNA
Arrivato al CSM come ricercatore 30 anni fa, Denis ha assunto la carica di direttore 10 anni dopo per ricostruire il centro di sana pianta. Insieme a un suo ex collega, lancia il primo programma di ricerca sul corallo rosso del Mediterraneo. Ed è proprio questa la punta di diamante del laboratorio: il corallo. Rosso all’inizio, quello per cui il CSM è conosciuto, e tropicale poi.
“Qui era ancora tutto da fare, siamo partiti da zero, è stato magnifico” ricorda Denis. Il primo obiettivo è reclutare più personale. Arrivano diversi team, poi gli studenti, e il progetto cresce di giorno in giorno. Oggi conta più di 70 persone ed è diventato il laboratorio con la più antica cultura al mondo sui coralli in condizioni controllate.
Segue la creazione del dipartimento di biologia marina, derivato dal progetto sui coralli, di un dipartimento di biologia polare incentrato sullo studio dei pinguini e, infine, di un dipartimento di biologia sanitaria (i tre pilastri del CSM: il corallo, i pinguini e il DNA). Un motivo di orgoglio, visto che “il Centro è stato uno dei primi a poter effettuare i test PCR grazie a una piattaforma di analisi qui presente”.
Il sapere che troviamo lì dentro resterà lì per duecento anni, il sito internet non ci sarà più
Eredità scientifica
Il CSM non è l’unico successo di Denis Allemand, ha anche una cattedra presso l’Università di Nizza. “Sicuramente andrò in pensione a breve”, ci confessa Denis. Sarà uno dei suoi ex allievi a prendere il suo posto all’università: “La mia eredità scientifica è al sicuro”, sorride. “Sono molto contento, è fantastico quando l’allievo supera finalmente il maestro”.
“Sai, essere ricercatore vuol dire essere curioso. E a me è sempre piaciuto. Sia essere curioso che trasmettere il mio sapere”. Curiosità, conoscenza e istruzione sono i tre tratti salienti della personalità del professore. Ma dove si trova la conoscenza? Nei libri, che Denis accumula nel suo studio e a casa da diversi anni. “Mi piace molto leggere ed è un dramma perché non so più dove metterli…”
“Vengo da una generazione che pensa che i libri siano molto importanti, non tutto si trova su internet. Il sapere che troviamo lì dentro resterà lì per duecento anni, il sito internet non ci sarà più”. Un’affermazione sostenuta dal “libro suol corallo rosso datato 1859” che Denis usa regolarmente nelle sue conferenze.
Questa passione per le parole gli torna utile nel trasmettere le sue conoscenze. Denis Allemand prende molto a cuore il ruolo di mediatore che spetta al ricercatore, impegnato giornalmente a rendere la scienza alla portata di tutti. Il suo ultimo articolo per la rivista Espèces, si intitola Des bras, des pattes et des tentacules (Braccia, zampe e tentacoli) e tratta di biodiversità.
Una passione senza confini
Spinto dalla “voglia di fare qualcosa, di creare e conoscere”, Denis applica la stessa filosofia alla vita di tutti i giorni. Oltre che di scienza, legge di zoologia antica e turismo nello scorso secolo. Tuttavia, il suo settore preferito è l’architettura vernacolare e rupestre. Una passione che nasce, come avrete ormai capito, dalla sua curiosità.
“Quando ero ragazzo, volevo visitare un sito che era inaccessibile ma non ci ero mai riuscito. Un giorno un amico mi ci ha portato. Una costruzione medievale su una sporgenza stretta 20 centimetri con un dirupo di 200 metri sotto, un luogo assolutamente fantastico. Sono rimasto talmente affascinato che ho continuato”. Denis si è poi unito a un amico archeologo per studiare questo tipo di architettura e conta già delle pubblicazioni sull’argomento.
E quando gli chiediamo cosa fa nel tempo libero… “Lavoro da casa”, risponde ridendo. “L’importante è lasciare una traccia per le generazioni future, non è giusto fare ricerche per il solo piacere della conoscenza. La conoscenza va trasmessa”. È bello vedere come la passione che offusca la linea tra lavoro e piacere non si sia spenta neanche dopo vent’anni.
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