Analisi

4 iniziative del Principato contro la violenza sulle donne

La violenza domestica nel Principato di Monaco
DR

“Vigilanza” e “mobilitazione” sono le parole d’ordine del Comitato per i diritti delle donne di Monaco.

“Il 2021 è stato l’anno dell’azione, il 2022 sarà l’anno del consolidamento”. Questo martedì 1 febbraio, Isabelle Berro-Amadeï, nuova Presidente del Comitato per la Promozione e la Protezione dei Diritti della Donna e Consigliere di Governo-Ministro delle Relazioni Estere e della Cooperazione, e Céline Cottalorda, Delegata Interministeriale per la Promozione e la tutela dei diritti delle donne, hanno presentato un bilancio piuttosto incoraggiante.

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Secondo un recente studio dell’IMSEE, i casi di violenza sulle donne registrati dalla Pubblica Sicurezza sono stati 23, contro i 39 del 2020. Nello stesso arco di tempo, i casi individuati dal CHPG sono diminuiti del 22%. Gli artefici di questo genere di violenze sono soprattutto i coniugi o gli ex coniugi delle vittime.

I numeri sono in calo, certo, ma Céline Cottalorda invita alla prudenza. Che sia per paura o per ignoranza, non tutte le donne purtroppo sporgono denuncia. Per questo il Principato vuole fornire quante più soluzioni possibili, per occuparsi delle vittime ma anche degli autori di queste violenze.

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1. Formare tutto il personale

Forze dell’ordine, assistenti sociali, personale amministrativo, membri dell’Education Nationale… Da gennaio 2020, 300 persone sono state formate per accogliere e prendersi cura delle vittime di violenza. La formazione continuerà nel 2022 con l’obiettivo di insegnare a tutto il personale coinvolto a comprendere, riconoscere e prevenire meglio la violenza contro le donne e a condividere i numeri da contattare in caso di necessità. Contemporaneamente, il Consiglio nazionale ha approvato due leggi, una sulla punibilità delle aggressioni sessuali, l’altra sul bullismo e la violenza nelle scuole.

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Céline Cottalorda – © Direzione della Comunicazione / Michael Alesi

2. Occuparsi delle vittime

Una cosa è certa, in caso di violenza la prima cosa da fare è proteggere le vittime. Un disegno di legge prevede l’istituzione di un fondo di risarcimento destinato alle donne che rientrano in alcune circostanze molto specifiche. Nel bilancio 2022 sono stati destinati 150.000 euro a questo scopo, ma il testo deve ancora essere discusso al Consiglio nazionale. Nel frattempo, gli alloggi di emergenza gestiti dalla Direction de l’Action et de l’Aide Sociales (DASO) accolgono le donne costrette a lasciare le loro case. “Le notti negli hotel con cui siamo convenzionati vengono offerte in casi di urgenza anche a Beausoleil o Cap d’Ail”, precisa Céline Cottalorda.

Nulla può essere dato per scontato, dobbiamo mantenere la vigilanza.

Isabelle Berro-Amadeï

3. Sensibilizzare il grande pubblico

Nelle scuole, nei negozi o per strada: le campagne a favore della causa si sono moltiplicate nel Principato. Laboratori teatrali in classe, conferenze, locandine… Sono state realizzate diverse campagne, come l’iniziativa delle buste di pane o anche #violencesfemmesjagis. L’obiettivo del Principato è quindi quello di sensibilizzare fin dalla tenera età non solo sul tema della violenza, ma anche su quello delle disuguaglianze di genere. “Nulla può essere dato per scontato”, ricorda Isabelle Berro-Amadeï, “dobbiamo mantenere la vigilanza. (…) La pandemia ha aggravato le disuguaglianze ed esposto donne e ragazze a maggiori rischi di violenza, ma una crisi non può giustificarne un’altra. (…) I diritti delle donne devono essere posti al centro della ripresa economica e sociale”.

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Isabelle Berro-Amadeï – © Direzione della Comunicazione / Michael Alesi

4. Occuparsi degli autori delle violenze

Ultimo ma non meno importante, è occuparsi degli autori di queste violenze, al fine di prevenirne le recidive. Nelle Alpi Marittime, il secondo dipartimento della Francia più colpito dai femminicidi nel 2020, secondo il Ministero dell’Interno, sono stati istituiti dei corsi di responsabilizzazione. “Su decisione del giudice, e secondo il loro profilo psicologico, gli autori di violenze monegaschi sono obbligati a seguire questi corsi nelle Alpi Marittime. Si tratta, ad esempio, di gruppi di discussione organizzati da psicologi”, spiega Céline Cottalorda, la quale aggiunge che dato il basso numero di condanne a Monaco, è più semplice e veloce instaurare una collaborazione piuttosto che istituire una struttura specifica nel Principato.

Per maggiori informazioni visitate il sito web del Comitato per i diritti delle donne o chiamate lo 0800 91 90 10; Numeri di emergenza: 18 o 112 per i vigili del fuoco, 17 o (+377) 93 15 30 15 per la polizia, (+377) 97 98 97 69 per il servizio di emergenza del CHPG.