Conoscete le leggende di Monaco?
In occasione dei festeggiamenti di Santa Devota, Monaco Tribune vi racconta tre leggende che aleggiano sul Principato.
La leggenda di Santa Devota
Questa settimana il Principato festeggia Santa Devota. “La Leggenda di Santa Devota” è al centro della storia di Monaco e racconta la vita di Devota, una giovane martire cristiana il cui corpo arrivò a Monaco (che all’epoca non si chiamava ancora Monaco) a bordo di una barca.
È dal 1874 che la tradizione si perpetua ogni anno: una barca su un rogo viene bruciata alla presenza del Sovrano e della Famiglia Principesca.Questo giovedì sera, la Principessa Charlène, la Principessa Gabriella e il Principe ereditario Jacques hanno dato fuoco alla barca, davanti a diverse centinaia di persone, tra cui molte personalità monegasche. Un momento solenne, accompagnato dal calore del fuoco e dai canti corsi.
Dopo che la barca ha smesso di bruciare, la serata si è conclusa con uno spettacolo di droni. Una novità, organizzata dal Municipio di Monaco, che ha aggiunto un ultimo tocco di magia raccontando la storia di Santa Devota sopra il Palazzo del Principe.
Virtù e fortuna a Monte-Carlo
Questa leggenda è tratta dal libro Nice et Monaco à travers les âges, Chroniques et Légendes (Nizza e Monavo attraverso i secoli, Cronache e Leggende), pubblicato nel 1884 e scritto da Alexandre Lacoste, avvocato, professore e politico canadese.
C’è stato un tempo in cui il Principe di Monaco era molto infelice, perché il Principato era una terra arida e i suoi sudditi erano miserabili. Un giorno, mentre passeggiava, il Principe vide il corpo senza vita di una giovane donna. Era bendata, legata e vestita come le dee e le matrone dell’antica Grecia. La fece portare nella stanza più bella del Palazzo e la fece curare.
La notte successiva, la donna si alzò e disse al Principe: “Principe, io sono la Fortuna. Sono commossa dai vostri mali e voglio cercare di porvi rimedio. Ma non mi è permesso di rendervi immediatamente felice concedendo prosperità ai vostri sudditi (…) tutto ciò che posso fare per voi è lasciarvi un talismano che, se saprete come usare, un giorno porterà ricchezza al vostro piccolo Stato creandovi un’industria”. Così gli lasciò una semplice ruota e scomparve.
I giorni passarono e il destino dei monegaschi rimase invariato. Una mattina, un rigattiere giunse a Monaco e fu ricevuto dal Principe. Dopo una lunga trattativa, il commerciante fu attirato dalla ruota che la Fortuna aveva lasciato. Propose quindi al Principe di offrirgli una rendita annuale, che avrebbe assicurato la prosperità di Monaco, in cambio della ruota. Il Principe acconsentì.
Il rigattiere era in realtà un dio, Plutone, che con un colpo di bacchetta, eresse un magnifico palazzo con splendidi giardini. Grazie alla Virtù e all’Industria, la prosperità tornò a Monaco e il commercio diede i suoi frutti. La ruota della Fortuna aveva funzionato.
La capra d’oro
Conoscete l’Hotel Château de la Chèvre d’Or (Castello della capra d’oro)? Si tratta di un eccellente ristorante gourmet situato a Eze. Ma sapevate che il suo nome deriva da una leggenda della Provenza, non lontano da Monaco?
Per capire l’origine della capra d’oro, è importante immergersi nella storia della Provenza. In Provenza, dal 730 al 973 ebbero luogo le incursioni saracene. I Mori arrivavano dalla Spagna e continuavano a spostarsi verso nord. Si stabilivano lì e saccheggiavano molti luoghi, raccogliendo un ricco bottino.
Sotto la pressione del re di Provenza Corrado III, alcuni saraceni si spaventarono e pensarono di nascondere i loro tesori. Uno di loro, Abdelraman, nascose il suo bottino in una pelle di capra che poi avrebbe voluto celare nelle grotte della Val-d’Enfer, nelle Alpilles.
Una volta lì, il saraceno venne guidato da una capra fino alla strega Taven, che gli lanciò una sfida particolare. Se fosse riuscito a sconfiggere un mostro, avrebbe potuto nascondere il suo tesoro nelle grotte, proprio come desiderava. Abdelraman, avido di denaro e ricchezza, accettò. Dopo due giorni e due notti di lotta, il saraceno e il suo avversario morirono entrambi.
Qualche tempo dopo, i seguaci di Abdelraman videro uscire dalla grotta una capra interamente d’oro, dalle corna fino alle gambe. Questa capra è ora la custode del tesoro dei Mori di Frassineto. C’è chi dice di averla intravista, muoversi sulle creste delle montagne, lasciando fili d’oro sul suo cammino…