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Viaggia da Parigi a Monaco con un VTC senza pagare la corsa di 2.600 euro

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© Pixabay

Ciliegina sulla torta? È andato a cena al Buddha-Bar senza pagare il conto, che ammontava a circa 1.200 euro.

Il 24enne dalla corporatura imponente arriva al banco dei testimoni ammanettato e circondato da diversi agenti di polizia. Dietro le sbarre già da alcuni giorni, dopo essere stato colto in flagranza di reato ed essere stato condannato a un mese di reclusione per aver consumato un lauto banchetto gratuito al Buddha-Bar, il criminale adesso sarà giudicato dal Tribunale penale di Monaco per gli eventi antecedenti la cena: il viaggio che ha portato questo olandese, disoccupato e senza fissa dimora, nel Principato di Monaco.

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Il 9 febbraio scorso è salito su un VTC (una vettura con conducente privato) a Parigi per recarsi a Monaco, ben sapendo di non essere in grado di pagare. Un’informazione che, secondo la sua versione, avrebbe esplicitamente comunicato all’autista. Interrogato dopo aver sporto denuncia, questo ha spiegato che l’uomo gli aveva promesso di pagare l’importo una volta arrivato al Fairmont, dato che non aveva soldi con sé, ma poteva prenderli nella sua stanza d’albergo.

“Gli ho detto che non avevo soldi”

Arrivati davanti l’hotel di lusso, i toni si sono fatti più accesi: il cliente non ha denaro sufficiente per pagare i 2.600 euro richiesti e così i dipendenti informano la polizia. “L’avevo avvertito fin dall’inizio che non avevo soldi, quindi la colpa è anche sua”, insiste l’imputato, con l’aiuto di un interprete. All’udienza, la storia è sempre la stessa: “Gli ho detto che non avevo soldi, ha pensato che fosse uno scherzo”.

E quando il Presidente gli ha chiesto perché volesse andare a Monaco, il giovane ha risposto: “Volevo solo fare un giro turistico e ripartire il giorno dopo in treno perché dovevo essere operato”. Il Tribunale è rimasto piuttosto incredulo e ha proseguito: “Lei fa una corsa da 2.600 euro senza avere un centesimo in tasca?”. Ma non è la prima volta che l’uomo è coinvolto in una truffa e la sua fedina penale parla chiaro.

Tre mesi di reclusione

“È un habitué”, conferma il procuratore. “Questo modus operandi per lui è uno stile di vita e la sua versione è, a mio avviso, delirante e incomprensibile. Non gli credo, nessuno lavora per niente. Per questo chiedo tre mesi di detenzione”. Una pena che l’avvocato dell’imputato ha cercato di ridurre nella sua arringa, ma con scarsi risultati.

Il tribunale ha quindi accolto la richiesta del pubblico ministero. L’uomo è uscito ammanettato, così come era arrivato, ed è stato trasportato al carcere del Principato dove resterà per un periodo complessivo di quattro mesi.