Ciclista professionista trovato ubriaco per le strade di Monaco e condannato
È considerato uno dei migliori velocisti al mondo.
Lo scorso 12 maggio, alle 11:35 “del mattino”, ha insistito il giudice che presiede l’udienza del tribunale penale di martedì 20 giugno, l’attenzione della polizia è stata attirata dal conducente di un veicolo a due ruote, che mostrava un comportamento rischioso, e addirittura pericoloso, mentre cercava di parcheggiare nel quartiere di Fontvieille. Avvicinandosi al conducente, gli agenti si sono accorti che dava chiari segni di essere in stato di ebbrezza. Il ciclista ha soffiato nell’etilometro e, senza grossa sorpresa, è risultato positivo.
Come prevede il protocollo, l’uomo è stato portato alla Sureté Publique per verificare il tasso di alcol nel sangue, ancora sconosciuto. I funzionari non sono rimasti delusi: il macchinario ha mostrato un livello di 1,46 milligrammi di alcol per litro di aria espirata, il che significa quasi 3 grammi per litro di sangue, mentre il limite di alcol consentito è di 0,5 g.
Residente nel Principato, ha spiegato di aver trascorso parte della notte nei locali notturni di Monaco prima di addormentarsi alle 3 del mattino e svegliarsi qualche ora dopo, alle 9:00. “C’è da chiedersi se sia addormentato o se sia entrato in coma”, ha commentato il presidente, mostrando il tasso. Come si evince dal fascicolo, quella mattina lo sportivo ha voluto accompagnare un amico in albergo e nel rientrare a casa è stato fermato dagli agenti.
“Un esempio per i giovani”
Il procuratore si è alzato dicendo: “Il signore ha corso un rischio inutile guidando in stato di ebbrezza, soprattutto in un orario in cui c’è tanta gente per le strade. Inoltre, abbiamo a che fare con un individuo che, in virtù della sua professione e della sua notorietà, potrebbe essere un esempio per i giovani… È un peccato. Comunque, prendo atto che non è tornato al suo veicolo subito dopo aver bevuto, che è l’unica circostanza attenuante in questo caso”. L’accusa ha sostenuto che una multa non sarebbe stata abbastanza efficace, dato il reddito dell’imputato, e ha chiesto un periodo di reclusione di tre mesi con la condizionale.
Una condanna che l’avvocato del ciclista ha definito “severa”. “Il mio cliente era appena tornato dagli Stati Uniti e riteneva che la sua stanchezza fosse dovuta principalmente al jet lag. Non pensava, dopo sei ore di sonno, di avere ancora un tasso così alto. Chiedo inoltre di considerare che si tratta di uno sportivo professionista che ha bisogno del suo veicolo. Per quanto riguarda la pena, una multa sarebbe più appropriata”.
Assente dal tribunale per motivi professionali, il trentenne è stato infine condannato a tre mesi di reclusione con sospensione della pena e al ritiro della patente per lo stesso periodo.