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Dichiara un indirizzo a Monaco, ma vive a Beausoleil: condannata

Tribunal-Monaco
L'imputata è stata condannata a una pena detentiva con la condizionale e a una multa di 2.500 euro - © Monaco Tribune

Un fascicolo voluminoso in cui è stato esaminato tutto: dalle bollette dell’elettricità alla geolocalizzazione del telefono.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso… Quando questa cittadina ucraina ha sporto denuncia contro una figura influente del Principato, in relazione al tanto ambito complesso immobiliare “La Crémaillère”, ha suscitato dei sospetti sul suo reale luogo di residenza. L’uomo, che è anche il padre adottivo della figlia della quarantenne, conferma che vivono insieme a Beausoleil e non a Monaco, come sostiene la donna.

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Un’inchiesta aperta

È stata immediatamente avviata un’indagine per indagare sull’effettivo luogo di residenza della donna. Quando è stata interrogata dalla polizia, ha sempre dichiarato di vivere a Monaco, nell’edificio Granada in Boulevard de Belgique, nel quartiere Jardin Exotique.

Assente dal banco del Tribunale Penale di Monaco, questa responsabile aziendale non si è difesa dalle accuse che le sono state mosse. In ogni caso, è stato difficile contrastare le prove portate alla luce dagli investigatori, come le fatture SMEG che dimostrano l’assenza di consumo di elettricità, o i risultati dei test di tracciamento del telefono e del veicolo personale che mostrano che il parcheggio che dovrebbe far capo all’abitazione si trova vicino a L’Annonciade, nella periferia di Beausoleil. I dubbi sono progressivamente aumentati e questa cosiddetta residente monegasca aveva in realtà un solo indirizzo a Monaco.

Il portiere dell’edificio è stato interrogato

Sempre nella sua dichiarazione, la donna ha affermato di essersi separata dall’uomo che era stato interrogato, ma che questo sognava ancora una vita insieme. “Vivo a Monaco dal 2020”, ha insistito. Ma la testimonianza del portiere del residence in cui la donna ha detto di abitare non ha fatto altro che confermare la teoria degli inquirenti: la donna avrebbe ottenuto un permesso di soggiorno in modo irregolare per poter usufruire dei benefici della previdenza sociale.

Dopo la sentenza, il tribunale ha dimezzato la richiesta del pubblico ministero di due mesi di reclusione e di una multa di 5.000 euro. L’imputata, che non aveva precedenti penali, è stata condannata a un mese di reclusione con la condizionale e al pagamento di una multa di 2.500 euro.