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Monaco archivia l’inchiesta su Najib Mikati per mancanza di prove

Najib-Mikati
Dopo tre anni di inchiesta sul territorio monegasco, è finalmente arrivato il verdetto © Pagina Facebook di Najib Mikati

Sul Primo ministro ad interim e miliardario libanese pendevano diverse accuse, tra cui quella di riciclaggio di denaro.

Si conclude un’indagine durata tre anni. Come confermato dall’agenzia di stampa britannica Reuters, ad agosto scorso il Principato ha ufficialmente annunciato l’archiviazione dell’inchiesta sul Primo Ministro ad interim libanese, Najib Mikati, per mancanza di prove sufficienti.

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Secondo Ici Beyrouth, è stato Morgan Raymond, sostituto Procuratore Generale di Monaco, a dichiarare la chiusura del caso agli avvocati di Najib Mikati venerdì 25 agosto. Mikati era indagato per arricchimento illecito e riciclaggio di denaro, sospetti derivanti da diverse accuse mosse contro di lui che avevano spinto Monaco a occuparsi del caso nel 2020.

Per l’esattezza, secondo un articolo pubblicato da Libnanews, tutto è cominciato nel 2019 quando diversi politici e individui facoltosi libanesi vengono accusati di aver beneficiato di prestiti immobiliari sovvenzionati dalla banca centrale libanese. Nel mirino di queste accuse anche Najib Mikati e alcuni membri della sua famiglia. Il Libano apre allora un’inchiesta.

Najib Mikati, imprenditore e politico

Ma chi è Najib Mikati? Nato a Tripoli, non solo è stato più volte nominato presidente del Consiglio dei Ministri del Libano, ma è anche un importante uomo d’affari grazie alla società di telecomunicazioni fondata con il fratello nel 1982. Nel 2007, la società Mikati diventa M1 Group: una holding di investimento che non si limita più alle telecomunicazioni, ma detiene anche quote nel settore retail, energetico e immobiliare.

I due fratelli sono anche i fondatori di Investcom, società fondata nel 2005 e quotata nelle borse di Londra e Dubai, rilevata un anno dopo dall’azienda sudafricana MTN per 5,5 miliardi di dollari.

Nel 2022, il patrimonio personale di Najib Mikati ammontava, secondo Forbes, a 6,4 miliardi di dollari, cifra che lo colloca tra le 1.000 persone più ricche al mondo, stando a quanto riportato da L’Orient le Jour. Peraltro, Najib Mikati è uno dei sei miliardari presenti in Libano.

Ma alcune vicende intaccano il suo successo: sempre secondo L’Orient le Jour, il nome di Najib Mikati compare negli atti del celebre caso dei Pandora Papers del 2021.

Monaco apre la propria indagine

Un anno prima dei Pandora Papers, anche Monaco apre un’inchiesta sul miliardario libanese. L’imprenditore ha legami stretti con il Principato, specialmente tramite M1 Group, dato che una delle filiali (M1 Real Estate) ha sede proprio a Monaco.

Il Principato collabora quindi con il Libano per determinare se Najib Mikati e la sua famiglia sono effettivamente colpevoli di arricchimento illecito e riciclaggio di denaro, in particolare grazie all’ottenimento di prestiti immobiliari sovvenzionati dalla banca centrale libanese.

Secondo il Financial Times, a gennaio scorso Monaco avrebbe persino richiesto il supporto delle autorità libanesi per trovare prove del riciclaggio di denaro. Il sito di informazione alternativa libanese Daraj, aperto nel 2017 e autore delle accuse legate ai Pandora Papers, ha inoltre affermato, secondo Reuters, che Najib Mikati avrebbe acquistato una società offshore a Panama, chiamata Hessvile, che gli avrebbe permesso di acquistare una proprietà a Monaco per sette milioni di euro.

Accuse false con motivazione politica?

Tuttavia, secondo la succitata agenzia di stampa, il miliardario ha replicato che il suo patrimonio familiare deriva esclusivamente dalla sua attività nel settore delle telecomunicazioni, la cui legalità è stata verificata e dimostrata in passato. In generale, Najib Mikati ha negato tutte le accuse mosse contro di lui.

Finalmente, dopo tre anni di indagini sul territorio monegasco, è arrivato il verdetto. Il Principato di Monaco ha chiuso il caso per mancanza di prove sufficienti, dichiarando in un comunicato stampa che le accuse di riciclaggio di denaro sembrano essere “infondate”.

Dal canto loro, gli avvocati dell’imprenditore libanese hanno rilasciato alcune dichiarazioni riportate da Ici Beyrouth. “È importante assicurarsi che non ci siano ulteriori indagini, interrogatori o accuse contro i membri della famiglia del signor Mikati all’estero”, si legge in un comunicato. Najib Mikati promette inoltre che lui e la sua famiglia “intraprenderanno le necessarie azioni legali contro coloro che hanno dato vita alle voci e alle menzogne, e che le hanno diffuse, affinché sia [fatta] giustizia”.

Libnanews aggiunge un’altra dichiarazione tratta dal comunicato: “La famiglia Mikati è sempre stata certa che questa sarebbe stata la conclusione dell’indagine, poiché era consapevole dell’infondatezza di tali affermazioni”. Najib Mikati avrebbe inoltre dichiarato: “Ritengo che queste indagini siano state avviate da [accuse] false e con motivazioni politiche. Non vedo l’ora di continuare il mio lavoro in nome del popolo libanese”.

Da aggiungere infine che, sempre secondo Libananews, anche il Libano avrebbe deciso di chiudere l’indagine nel 2022, dopo che il primo giudice istruttore di Beirut incaricato del caso, Charbel Abou Samra, ha presentato una mozione di archiviazione del caso e ha chiesto che questa decisione fosse definitiva.