Maurizio Di Maggio, la voce iconica di Radio Monte Carlo
Radio, musica, viaggi… Maurizio Di Maggio ha sempre seguito le sue passioni.
“Le cose migliori accadono a tavola”. Un’affermazione di Maurizio Di Maggio con cui non potremmo essere più d’accordo. Così, il giornalista ha approfittato di un pranzo vista mare a Roquebrune-Cap-Martin per raccontarci la sua carriera straordinaria. Dopo 35 anni a Radio Monte Carlo, il giornalista italiano di Ivrea si prepara ad andare in pensione. Ma per questo appassionato di radio, uno stop repentino è fuori discussione.
Maurizio si è sempre lasciato guidare dalla passione. “Fare il giornalista era il mio sogno”, racconta. “Ho iniziato lavorando per un piccolo giornale di provincia, la Sentinella del Canavese. Ho scritto il mio primo articolo, che è stato pubblicato. Ce l’ho ancora a casa: parlava di un furto. Conoscevo le persone che abitavano in quella casa, così mi sono precipitato lì e ho inviato il pezzo”.
Potrebbe sembrare un approccio piuttosto comune per iniziare a fare giornalismo, ma all’epoca Maurizio aveva appena 14 anni. “Ho inviato il mio articolo e l’hanno pubblicato. Ero molto orgoglioso”, racconta.
Ma più che il giornalismo, era la radio ad affascinare il ragazzo: “Ho iniziato con una radio locale di Ivrea. Invitavano gli ascoltatori ad andare a fare il loro programma. Ho preparato una playlist e ci sono andato!”.
La radio? “Una strada piena di neve”
Maurizio Di Maggio ricorda ancora quel momento indimenticabile, quando aveva solo 16 anni: “Era il dicembre del 1976. Quando mi chiedono cosa significhi per me la radio, rispondo sempre “una strada piena di neve”. Arrivai in autobus, era già buio e, a quei tempi, le stazioni radio erano sempre in collina, per essere vicine alle antenne. Era tutto coperto di neve. Ma per me era una vera meraviglia! Ero tutto solo là fuori e scoppiavo di gioia!”.
Questa prima performance ha lasciato un segno indelebile nel team che lo ha ospitato. Grazie all’educazione ricevuta da due genitori insegnanti, Maurizio parla un italiano impeccabile, soprattutto senza un accento regionale marcato. “Questo mi ha senza dubbio aiutato”, dice. “Me l’hanno fatto notare”.
Ero un pesce grande in un lago piccolo, mentre volevo essere un pesce piccolo in un lago più grande
Inizia così una promettente carriera radiofonica. Maurizio si trasferisce a Torino, prende lezioni di dizione, fa il doppiatore per spot pubblicitari e lavora anche come DJ in discoteca, attività che aveva iniziato da adolescente “per piacere alle ragazze”. A soli 20 anni era già iscritto all’albo dei giornalisti in Italia e aveva ottenuto il tesserino della stampa.
Ma il ragazzo si mostra subito ambizioso. “Ero un pesce grande in un lago piccolo, ma volevo essere un pesce piccolo in un lago più grande. Non avevo neanche trent’anni, ma mi sono detto: la prima occasione a livello nazionale che mi si presenta, la colgo al volo!”
Diverse collaborazioni a Monaco
L’occasione non si è fatta attendere: nel 1988 Maurizio è approdato alla famosa emittente italiana Radio Monte Carlo. “Inizialmente dovevo rimanere solo per un anno. Contemporaneamente, ho continuato a scrivere per dei giornali italiani, a fare il DJ di notte e a registrare pubblicità su audiocassette. Alla fine sono rimasto per 35 anni”.
Come mai? “Per pigrizia”, risponde ridendo. “A Radio Monte Carlo era tutto facile. Sono passato dall’essere un uomo del nord-ovest d’Italia a un uomo del sud-est della Francia!”
Maurizio si è quindi trasferito a Monaco, dove è rimasto per dodici anni prima di spostarsi a Roquebrune-Cap-Martin. È lì che scopre il mondo della televisione, collaborando all’epoca con Monte-Carlo Sat e poi con Monaco Info, per il quale ha realizzato servizi in italiano per il settimanale del canale, fino a quando la pandemia di Covid-19 non ha messo fine a questa esperienza. Nel 2017, Maurizio Di Maggio è stato persino nominato Cavaliere dell’Ordine dei Grimaldi.
Nel frattempo, a Radio Monte Carlo continuano le interviste a star e personaggi famosi. Maurizio ci racconta della sua “peggiore intervista” di sempre: quella a un certo Elton John.
“È successo a Ginevra”, racconta. “Mi hanno messo sul treno dopo che avevo passato la notte in bianco. Mi avevano anche dato una nuova apparecchiatura, così ho fatto l’intervista e… la registrazione non è partita! Me ne sono accorto solo alla fine. Gli ho detto: “Non credo di averla registrata”. Lui è stato molto gentile e ha accettato di rifarla. E poi mi ha detto: “Stasera canto in Costa Azzurra, sarò al Negresco di Nizza”. Avevo fatto il giro del mondo per arrivare a Ginevra e lui sarebbe andato a Nizza con il suo aereo privato quella sera stessa!”.
Un viaggio dopo l’altro
In realtà, Maurizio DiMaggio il “giro del mondo” l’ha fatto per davvero, perché oltre alla radio, la vera passione del giornalista è viaggiare. Ed è proprio la Francia la sua prima meta, una destinazione scelta non a caso: “Avevo studiato francese a scuola e avevo un’insegnante molto brava. Mi ha fatto desiderare di scoprire la cultura francese. Così, con i soldi guadagnati nei locali, ho comprato la mia prima macchina e sono partito per vedere Mont Saint-Michel. L’avevo scoperto sui libri di scuola e mi affascinava. Ho attraversato il tunnel del Monte Bianco, la Francia, sono arrivato davanti a Mont Saint-Michel e l’ho guardato da lontano, fumando una sigaretta. Poi sono ripartito passando per la Normandia, la Bretagna… E infine sono tornato in Italia”.
Con i soldi guadagnati nei locali, ho comprato la mia prima macchina e sono partito per vedere Mont Saint-Michel.
È il primo di una lunga serie di viaggi. Londra, New York, Amsterdam… Maurizio spende tutto quello che guadagna per andare alla scoperta di nuovi paesi. In genere, le destinazioni vengono scelte in base alla musica, l’altra sua grande passione. “Erano come dei pellegrinaggi”, spiega. “Per esempio, mia moglie era appassionata di blues, così siamo andati a New Orleans”.
In Viaggio con Di Maggio: la nascita di un programma
Ed è proprio al ritorno da una vacanza a Cuba che Maurizio riesce inaspettatamente a coniugare l’amore per i viaggi con quello per la radio. “Raccontai in onda le mie avventure cubane e uno dei miei colleghi che mi aveva ascoltato mi disse: ‘Dovresti fare un programma del genere’. E io ho pensato che sarebbe stato più interessante che parlare di sciocchezze sulle star della musica. Così è nato il mio programma: In Viaggio con Di Maggio”.
Il viaggio più bello? “Il prossimo”, afferma con un sorriso un po’ malinconico. “Oggi sono ancora molto preoccupato per la situazione in Medio Oriente e in Ucraina. Il mondo che conoscevo trent’anni fa sta cambiando completamente, e molto in fretta. Non avremmo mai pensato di vedere una cosa simile. È una situazione che mi mette ansia: come viaggiatore, non so più dove andare. Ho visitato spesso questi territori come giornalista e posso dire che le guerre cambiano il modo in cui le persone si guardano. Il mondo non è più un luogo pacifico dove incontrarsi”, si rammarica.
Di fronte a questo “mondo che cambia”, Maurizio Di Maggio si sente comunque fortunato di aver potuto viaggiare così tanto in passato, ma anche di essere nato e cresciuto con la radio, a cui oggi è più difficile accedere. “Vedo le nuove generazioni che vogliono diventare famose e guadagnare subito un sacco di soldi. Ma in radio ci vogliono decenni prima che si riconosca una voce e ci si affezioni davvero. Per questo i ragazzi sono meno affascinati dalla radio”, sospira.
Ma attenzione, secondo Maurizio la radio non è ancora morta! “Oggi ci sono le web radio e i podcast, che stanno andando alla grande. Se abbiamo qualcosa da dire, possiamo dirlo”. E, in fondo, è quello che ha sempre fatto.