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Dmitri Rybolovlev contro Sotheby’s: lunedì inizia il processo

Sothebys NYC _ Wikipedia
© Wikipédia

Il proprietario dell’AS Monaco accusa la casa d’aste di essere stata complice nel caso che lo vede contro Yves Bouvier.

Questa settimana inizierà un nuovo episodio della vicenda Bouvier-Rybolovlev. Dmitri Rybolovlev, proprietario dell’AS Monaco, ha citato in giudizio la famosa casa d’aste Sotheby’s. Come riportato da diversi media americani, il processo inizia oggi, lunedì 8 gennaio a New York.

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Facciamo un piccolo riassunto della vicenda. Tutto ha inizio nel 2015, quando Dmitri Rybolovlev accusa Yves Bouvier, mercante d’arte svizzero, di averlo truffato nella vendita di alcuni dipinti. Secondo il Wall Street Journal, la casa d’aste Sotheby’s sarebbe coinvolta in alcune di queste vendite. Da quanto riportato su un documento redatto dagli avvocati del proprietario dell’AS Monaco, Sotheby’s avrebbe in effetti aiutato Bouvier gonfiando le stime dei prezzi delle opere, così da camuffare meglio gli importanti margini intascati dal mercante d’arte. Un’accusa che Sotheby’s avrebbe del tutto negato, sempre secondo il Wall Street Journal.

Sotheby’s, complice nella truffa?

Lo scopo del processo è quello di determinare se la casa d’aste fosse o meno a conoscenza dei comportamenti disonesti di Yves Bouvier nei confronti di Dmitri Rybolovlev e se abbia effettivamente nascosto la verità per favorire il commerciante d’arte.

Il processo acquisisce ancora più importanza se si considera che una delle quattro opere d’arte in questione è il celebre Salvator Mundi di Leonardo da Vinci, ovvero il quadro più costoso mai venduto all’asta. Le altre tre opere sono Tête, una scultura di Modigliani, un quadro di Gustav Klimt, Wasserschlangen II, e un altro di René Magritte, Le Domaine d’Arnheim.

Dmitri Rybolovlev ha acquistato queste, insieme a un’altra decina di opere d’arte, tra il 2002 e il 2014 con l’aiuto di Yves Bouvier. Nel 2015 il proprietario dell’AS Monaco ha accusato il commerciante svizzero di averlo truffato, per una somma che si aggira intorno al miliardo di franchi svizzeri, nell’acquisto di 38 opere d’arte. Tra queste, 12 sarebbero state acquistate in occasione di vendite private organizzate da Sotheby’s, di cui quattro sono oggetto del contenzioso.

Secondo gli avvocati del Sig. Rybolovlev, Yves Bouvier ha abusato della sua posizione di consulente d’arte simulando delle negoziazioni in realtà inesistenti con dei venditori a nome dello stesso Rybolovlev. Secondo il proprietario dell’AS Monaco, avrebbe infatti agito in segreto gonfiando spesso i prezzi di diverse decine di milioni di dollari. Mentre Bouvier nega i fatti, Rybolovlev accusa Sotheby’s di complicità e sostiene che la casa d’aste abbia aiutato Yves Bouvier in quanto ottimo cliente della maison.

Quattro opere nel mirino

Secondo il New York Times, nel caso della scultura di Modigliani, che è tra le quattro opere oggetto della causa americana, il giudice ha accolto le seguenti prove: un rappresentate di Sotheby’s, Samuel Valette, avrebbe detto a Yves Bouvier, in un’e-mail del 2012, che la scultura valesse almeno dai 70 ai 90 milioni di euro. 12 ore dopo, avrebbe ritrattato questa stima facendola salire a 80 – 100 milioni. Poi Bouvier avrebbe comunicato quest’ultima stima ai collaboratori di Rybolovlev.

Per quanto riguarda il celebre Salvator Mundi, che il miliardario russo ha acquistato nel 2013, Samuel Valette avrebbe incontrato Bouvier e Rybolovlev a New York, dove i due avrebbero ispezionato il quadro. Bouvier avrebbe poi scritto allo staff di Rybolovlev per informarlo sulle negoziazioni con il venditore, affermando che le sue offerte di 90, 100, 120 e poi 125 milioni di dollari erano state rifiutate.

Tuttavia, secondo i documenti presentati alla corte, a maggio 2013 Yves Bouvier aveva acquistato lui stesso il Salvator Mundi da Sotheby’s per 83 milioni di dollari, per poi venderlo a Dmitri Rybolovlev il giorno dopo per 127,5 milioni di dollari. Il giudice del processo newyorkese ha poi concluso che le presunte negoziazioni tra Yves Bouvier e il venditore non sono mai avvenute.

La casa d’aste Sotheby’s è inoltre accusata di aver aiutato Bouvier ad aumentare il prezzo di diverse opere e di aver nascosto le informazioni che avrebbero permesso a Rybolovlev di sapere che era Bouvier il vero proprietario delle opere che aveva acquistato.

Dan Kornstein, l’avvocato di famiglia di Rybolovlev, ha parlato con il New York Post: “Per la prima volta, saranno presentate tutte le prove. Per la prima volta dopo nove anni, il Signor Rybolovev si esprimerà pubblicamente e fornirà un resoconto dettagliato della verità su questo caso. Può incentivare altri collezionatori e amanti d’arte a tutelarsi”.

Dal canto suo, Marcus Asner, un avvocato di Sotheby’s, ha dichiarato ai giornali americani: “Il processo evidenzierà come Sotheby’s abbia rispettato rigorosamente tutti i suoi obblighi legali e le prassi migliori del settore per quanto riguarda le transazioni delle opere d’arte oggetto di questa causa”.

Come sottolinea il Wall Street Journal, tutto il mondo dell’arte dovrebbe seguire con attenzione il processo, visto che diverse personalità di questo settore così riservato potrebbero essere chiamate a testimoniare, come per esempio l’ex direttore generale di Sotheby’s, Bill Ruprecht e l’attuale direttore generale di Bonhams, Bruno Vinciguerra, che ha precedentemente lavorato come direttore delle operazioni di Sotheby’s, oltre che importanti commercianti e consulenti d’arte. “Per un settore così glamour che si vanta di essere esclusivo e discreto, l’occasione di vedere uno di questi ‘creatori di buongusto’ prendere la parola in una sala di tribunale potrebbe essere irresistibile”, conclude il quotidiano newyorkese.

Il caso Bouvier-Rybolovlev archiviato a Ginevra

Anche se verrà spesso nominato in udienza, questo non è il processo contro Yves Bouvier. Come ha scritto il giornale svizzero Le Temps, lui e Dmitri Rybolovlev hanno raggiunto un accordo più che confidenziale che il 6 dicembre ha portato il tribunale di Ginevra ad archiviare il caso. Bouvier dovrà comunque versare 100.000 franchi svizzeri (circa 107.500 euro) di spese legali.

In ogni caso, il processo contro Sotheby’s dovrebbe non solo permettere di fare luce sul ruolo giocato dalla casa d’aste in questo caso, ma anche di insistere su una maggiore trasparenza del mercato dell’arte, conosciuto per la sua incredibile torbidezza. Come sottolinea The Art Newspaper, potremmo assistere a un netto aumento dei contenziosi, perché gli investitori delusi potrebbero volersi servire della giustizia per ottenere un risarcimento.