Pluripregiudicato ruba oltre 350.000 euro di gioielli all’Hôtel de Paris
Prima del processo svoltosi a Monaco, il peruviano aveva già trascorso 20 anni dietro le sbarre.
In viaggio per motivi personali e professionali, la coppia newyorchese vittima in questo caso non tornerà presto a Monaco. E non ha tutti i torti. Cinque anni fa, infatti, mentre i due soggiornavano all’Hôtel de Paris, sono stati derubati da un ladro navigato di cinquantanni, che ha vissuto nella criminalità fin da quando era bambino.
Il 20 giugno 2019, mentre i due turisti si trovavano in una delle splendide camere del palazzo monegasco, un uomo che si spacciava per un addetto alla manutenzione ha bussato alla porta ed è entrato usando la scusa di un problema con l’aria condizionata. L’ospite dell’hotel era inizialmente titubante, ma l’uomo ha insistito e alla fine è riuscito a entrare. Ha poi chiesto all’ospite di spostarsi in un’altra stanza per fare dei controlli. È così che si è impossessato dell’intero contenuto della cassaforte, tra cui due orologi Rolex, un orologio Hermès, una collana, un paio di orecchini, tre bracciali, un paio di gemelli e un ciondolo.
Quando la coppia ha scoperto di essere stata derubata, era ormai troppo tardi: il ladro aveva già lasciato il Principato. I due hanno avvisato il personale dell’hotel, che ha immediatamente contattato la polizia. Inviati sul posto, gli agenti hanno rilevato le impronte palmari e digitali e hanno approfittato dei filmati delle telecamere a circuito chiuso per cercare di ricostruire il percorso del malvivente.
Un mandato d’arresto internazionale
Il delinquente è stato visto sulla strada con “oggetti luccicanti”, come hanno riportato le forze dell’ordine, e ha poi cambiato vestiti diverse volte lungo il percorso in Avenue d’Ostende. Quando la polizia ha ricevuto i risultati dei rilevamenti, ha scoperto che si trattava proprio dell’uomo visto nelle immagini. Un uomo ricercato anche dall’altra parte della frontiera, a Cannes, per avere commesso reati simili qualche giorno prima. Le autorità monegasche, così, hanno emesso un mandato di cattura internazionale.
Dopo essersi consegnato agli agenti dell’Interpol, il malvivente è stato estradato dalla Spagna. È infine arrivato a Monaco martedì 16 gennaio, ed è stato processato lunedì 22 dello stesso mese. Arrivato in tribunale scortato dai poliziotti e ammanettato, l’imputato si è ritrovato faccia a faccia con i newyorchesi che si sono recati a Monaco per l’occasione. Si è quindi rivolto al presidente: “Tutto quello che ha detto è vero”, ha ammesso con l’aiuto di un interprete. “Come ha scelto le sue vittime?” ha chiesto Florestan Bellizona. Il cinquantenne in felpa, con la barba incolta e i capelli arruffati, ha ammesso di essere stato attratto dall’orologio che aveva notato sul polso della vittima poco prima.
Oltre 40 anni di attività criminali
Ma dove sono finiti i gioielli rubati? Una domanda a cui l’imputato ha avuto difficoltà a rispondere. Confuso, ha inizialmente affermato di averli venduti in un negozio in Italia per la modica cifra di 23.000 euro. “Non è un negozio onesto… Solo un orologio vale tra i 50 e i 60.000 euro”, ha replicato il presidente. La poca trasparenza dell’imputato ha indispettito il pubblico ministero. “Dove ha venduto la merce? Non dica che non se lo ricorda! È impossibile”.
L’imputato ha allora ammesso di temere delle ritorsioni. Fa parte di una rete? I magistrati hanno cominciato ad avere qualche dubbio. “Ho derubato tantissime persone nella mia vita, ho iniziato quando avevo 13 anni, rubavo i portafogli dalle borse. Ma oggi voglio cambiare vita. L’ultima cosa che voglio rubare è il cuore di mia figlia di 12 anni che al momento vive in Perù”, ha dichiarato l’imputato dopo aver chiesto perdono all’accusa presente in aula, che si è poi avvicinata alla sbarra per testimoniare. “Apprezzo le sue scuse, visto che non ne ho ricevute da parte della SBM. Ho anche dovuto pagare il conto dell’hotel. Lo trovo vergognoso”, si lamenta l’americano che sfoggia un abito elegante.
“Monaco deve rimanere un luogo speciale”
A difenderlo c’è Pierre-Anne Noghès-du Monceau. “Il danno non è solo finanziario, ma anche morale. Vorrei ritornare sullo stato d’animo dei miei clienti. Sono venuti a Monaco, in uno degli hotel più belli, pensando che qui avrebbero potuto sfoggiare i loro migliori gioielli, gli orologi e le parure di diamanti. In albergo vengono viziati e coccolati e poi qualcuno invade la loro privacy. Quest’uomo ha attentato alla sacrosanta sicurezza di Monaco. Certo, la cassaforte non era chiusa a chiave, ma gli ospiti erano nella stanza! Quest’uomo ha rubato dei gioielli che erano anche regali e souvenir di viaggio. Alcuni, soprattutto gli orologi, hanno preso valore dall’accaduto, per cui tenendo conto di questo, si stima un danno economico di 430.000 euro e un danno morale di 20.000 euro. Credo che dovremmo dare una pena molto severa, per dimostrare che a Monaco i ladri vengono puniti. Dobbiamo mandare un messaggio forte”.
Il procuratore Maxime Maillet si trova più che d’accordo con l’accusa. “Monaco deve rimanere un luogo speciale sulla terra, dove non ci si deve preoccupare della propria incolumità, o della sicurezza dei propri averi. L’imputato ha passato 20 anni della sua vita in prigione, è un delinquente navigato. I fatti accaduti sono gravi sotto diversi aspetti. Capisco i suoi rimpianti, ma se si vuole cambiare vita, bisogna fare i conti con il proprio passato. Visti i suoi precedenti penali, chiedo il massimo della pena, cioè cinque anni di reclusione, di cui uno con la condizionale”.
Maeva Zampori, l’avvocato difensore, ha voluto descrivere la personalità del suo cliente: “viene da una famiglia numerosa, intrisa di povertà, e la sua missione era quella di salvarla. È entrato molto presto nella malavita con l’obiettivo di mantenere proprio la sua famiglia. Come lui stesso ha detto, ha vissuto 20 dei suoi 57 anni in prigione. Questo è stato motivo di stress per la sua famiglia e per sua figlia, che non ha mai visto crescere. Il 2023 è per lui l’anno della presa di coscienza. Quando ha realizzato di essere ricercato dall’Interpol, ha compreso la gravità delle sue azioni”.
Il tribunale ha condannato l’uomo a una pena più clemente con due anni di reclusione. Ha inoltre accordato un risarcimento per danni materiali e morali di circa 300.000 euro, inferiore ai 450.000 euro totali richiesti in precedenza.